LA DIETA A BASSISSIMO CONTENUTO CALORICO E POVERA DI CARBOIDRATI
- dott. Olivetti Roberto - endocrinologo
- 8 mar 2015
- Tempo di lettura: 9 min

Di seguito alcune informazioni sulla dieta Very Low Calory da non confondere con i programmi alimentari iperproteici.
Il concetto di dieta proteica è noto sino dagli anni 70 quando fu introdotto il concetto di una dieta a bassisimo contenuto calorico, fornito esclusivamente da proteine, così da salvaguardare le strutture biologiche nobili. La metodica, in quei tempi, presentò delle problematiche legate alla bassa qualità dei substrati proteici e dalla carenza di potassio con problematiche cardiache .
I progressi proseguirono con la scelta di adeguate fonti proteiche ( caseina , albumina e soja ) eliminando i numerosi problemi iniziali e fu così introdotto il concetto di “ digiuno proteico “
Negli anni 90 il Ministero della salute Americano convalida la sicurezza e l’efficacia di tale protocollo, però sotto l’esclusivo controllo medico , e vengono pubblicati numerosi lavori scientifici che certificano l’efficacia del metodo sia nel breve come nel ungo periodo.
Nel 2003 il Ministero Finlandese della salute indicò la dieta proteica come terapia di prima scelta per la prevenzione dell’obesità quando associata a fattori di rischio ( diabete tipo 2 , dislipidemia , ipertensione , intolleranza al glucosio ) .
La dieta proteica è un utile e pratico strumento nelle mani del Clinico, idoneo per ottenere una rapida e fisiologica perdita di peso nella maggior parte delle tipologie di sovrappeso con BMI maggiore di 30, riuscendo ad essere incisiva anche nei soggetti con adiposità localizzate e con BMI border line .
Che cosa è la dieta proteica e quali sono i presupposti metabolici :
Con il termine di dieta proteica si è portati a pensare a una alimentazione fatta esclusivamente di proteine ; non è così ; vediamo meglio i meccanismi fisiopatologici alla base di questo schema alimentare .
I macronutrienti sono quelle molecole che l’organismo utilizza in maniera massiccia e che hanno un contenuto energetico esprimibile in calorie; essi sono le proteine , i lipidi , e i carboidrati . Le vie metaboliche dell’organismo umano hanno bisogno di un corretto apporto di alcuni aminoacidi e di alcuni acidi grassi detti essenziali, proprio perché l’organismo non li può sintetizzare , produrre , e li deve quindi acquisire con l’alimentazione , per poter produrre proteine e lipidi .
Per produrre invece carboidrati , sia essi semplici o complessi, non c’è bisogno di un apporto dietetico essenziale in quanto l’organismo è in grado di sintetizzarli , in caso di loro carenza alimentare, utilizzando delle vie metaboliche intermedie che , grazie alla neoglucogenesi , realizzano i carboidrati a partire dalle proteine e o dai lipidi .
Per questo motivo, un'alimentazione costituita da proteine animali, pochi acidi grassi mono e polinsaturi con un modesto apporto di glucidi semplici, può essere utilizzata per periodi più o meno lunghi come dieta dai pazienti in sovrappeso .
Se le proteine animali vengono sostituite del tutto o in parte con pasti sostitutivi costituiti da proteine ad alto valore biologico, la neoglucogenesi sarà, inoltre, più accentuata .
Ecco che in questo modo viene introdotto il primo presupposto metabolico delle diete proteiche : la neoglucogenesi . Questa reazione, meccanismo , biochimico , avviene nel parenchima epatico e renale .
Nella dieta proteica, viene riadattato il rapporto insulina / glucagone ; l’insulina è un ormone secreto dal pancreas che aumenta l’ossidazione del glucosio, aumenta la sintesi di glicogeno epatico, cioè le scorte di glucosio all’interno del fegato, aumenta la sintesi di acidi grassi , aumenta la sintesi proteica .
Il Glucagone, sempre secreto da altre strutture del pancreas, aumenta la glicogenolisi ( cioè la degradazione delle scorte di glucosio epatico ), aumenta la gluconeogenesi ( cioè la sintesi di glucosio a partire dai trigliceridi ), aumenta la lipolisi ( cioè la degradazione degli acidi grassi ) , induce la chetogenesi, cioè la produzione di corpi chetonici .
Vediamo meglio :
Nella dieta proteica è necessario un modesto apporto giornaliero di carboidrati semplici a basso indice glicemico, in grado di richiamare in circolo solo piccole quantità di insulina dal pancreas . Tale piccola quantità di glucidi svolge alcune importanti azioni metaboliche quali : evitare l’abbassamento del metabolismo basale, favorire la ritenzione di sodio e potassio, impedire l’accumulo di corpi chetonici, permettere alle cellule che necessitano di glucosio, come i globuli rossi, di avere sempre una fonte di energia , aumentare la performance globale dell’organismo .
La conseguenza di un ridotto apporto di idrati di carbonio , carboidrati , soprattutto quelli ad alto indice glicemico , è che la concentrazione ematica di insulina , in questa fase , risulta notevolmente ridotta .
La bassa concentrazione di insulina richiama in circolo , con meccanismi di feed back , una quantità maggiore di glucagone .
Quest’ultimo ormone è il vero responsabile della lipolisi che avviene nelle cellule del tessuto adiposo .
Il terzo presupposto metabolico è perciò rappresentato da un modificato rapporto insulina / glucagone , a favore di quest’ultimo , con conseguente lipolisi del tessuto adiposo.
Alla luce di quanto esposto sino ad ora , durante la somministrazione di una dieta proteica avviene quanto segue :
La glucagonemia induce il catabolismo dei trigliceridi con perdita di peso rapida .
L’apporto di proteine ad alto valore biologico compensa la mobilizzazione delle proteine endogene, salvaguardando al preziosa massa magra .
La chetogenesi indotta dalla dieta procura un discreto controllo della fame .
Il modesto apporto di glucidi semplici e la neoglucogenesi epato renale proteggono il SNC ( Sistema Nervoso Centrale ), la midollare dei surreni e gli eritrociti, questi ultimi sprovvisti di sistemi enzimatici associati al ciclo di Krebs e dipendenti dalla glicolisi per il loro metabolismo energetico .
La biodisponibilità del glucosio è indispensabile per il corretto funzionamento di tali tessuti . Un soggetto adulto , in condizioni normali, necessita di 180 g/die di glucosio di qualunque origine metabolica per soddisfare i bisogni di energia del SNC e dei globuli rossi .
L’uomo, come sopra ricordato, è capace di trasformare alcuni aminoacidi ed il glicerolo in glucosio; non ha quindi uno specifico bisogno alimentare di carboidrati, una volta garantito un sufficiente apporto di proteine e trigliceridi ( acidi grassi + glicerolo ) .
Gli obiettivi della dieta proteica sono dati da bilancia calorica negativa ( ca 800 Kcal die ) , protezione della massa muscolare e bilancia azotata positiva con pasti ad alto valore biologico.
In sintesi :
Lo scarso apporto di glucidi unito ad una privazione calorica si traducono in :
1) Neutralizzazione dell’effetto anabolico dell’insulina sul metabolismo dei lipidi . Innalzamento competitivo del glucagone . Nel fegato viene stimolata la gluconeogenesi tramite la demolizione proteica . Gliaminoacidi rilasciati dal muscolo e le riserve di trigliceridi del tessuto adiposo sono utilizzati dal fegato per sintetizzare glucosio .
2) La concentrazione ematica dell’insulina viene mantenuta ad un livello fisiologico
3) IL controllo della fame viene ottenuto con la chetogenesi data dalla presenza dei corpi chetonici derivati dal catabolismo dei trigliceridi
4) La perdita di peso è veloce
5) Il fabbisogno energetico è fornito dai prodotti del catabolismo dei corpi chetonici ( Ciclo di Krebs )
La lipolisi delle cellule adipose inizia mediante idrolisi ad opera di una lipoproteinlipasi che promuove il catabolismo dei trigliceridi, scindendoli in glicerolo ed acidi grassi ;
successivamente il glicerolo prodotto durante il catabolismo dei trigliceridi è veicolato nel parenchima epatico e renale dove viene ossidato in glucosio , che andrà a fornire energia a eritrociti, sistema Nervoso Centrale e retina

Successivamente , circa il 40% degli acidi grasi liberi prodotti durante il catabolismo dei trigliceridi sotto forma di lattati viene direttamente utilizzato dai muscoli ; il 60% circa degli acidi grassi prodotti durante il catabolismo dei trigliceridi giunge negli epatociti dove subisce una beta ossidazione in Acetil Co A e poi in corpi chetonici ( Chetogenesi epatica ) .
Da qui entrano in circolo generando uno stato di chetonemia . La chetogenesi così indotta procura un discreto controllo della fame .

I Corpi chetonici prodotti dal meccanismo della chetogenesi epatica , abbandonano il circolo ematico e nel fegato vengono ricondensati in Acetil Co A ( cheto acidosi controllata ) .
L’Acetil CO A ottenuto si riversa nel ciclo di Krebs fornendo energia alle cellule . Questa seconda ossidazione è resa possibile dalla presenza di un pool di insulina e di glucosio, quest’ultimo reso disponibile dalla neoglucogenesi ottenuta dalla supplementazione esogena delle proteine ad alto valore biologico e dall’apporto di piccole quantità di carboidrati con la dieta .

Da quanto sopraesposto si deduce che un regime alimentare che ottenga questi effetti, e che possa innescare la favorevole cascata metabolica presentata deve essere quindi :
• Severamente ipocalorico
• Moderatamente proteico
• Le proteine debbono essere ad alto valore biologico
• Severa restrizione di carboidrati , ma che devono comunque essere presenti in basse quantità
• Ipolipidico
Un regime alimentare così costruito non può essere elaborato con un” fai da te “ ma richiede una consulenza Specialistica nella precisa scelta degli alimenti che non potranno presentare sostituzioni o ricorrendo anche ad alimenti particolari, già preparati dall’Industria Alimentare Specializzata, che facilitano la non facile contemporanea osservanza dei punti indicati .
Quando si parla poi di regimi severamente ipocalorici, deve esservi sempre un controllo medico accurato precedente, per escludere possibili controindicazioni o fattori di rischio, che deve poi proseguire durante il trattamento stesso, con l’ausilio inevitabile di integratori semplicemente minerali per supportare la carenza possibile di importanti elementi come il Potassio , Calcio e Magnesio , fondamentali , ad esempio , per l’attività elettrica cardiaca e l’efficienza muscolare , oltre che metabolica .
A tutt’oggi, comunque, la letteratura scientifica ha validato tale approccio purchè sotto il controllo medico e comunque per periodi di tempo non prolungati.
Successivamente il paziente sarà poi guidato in un regime di graduale incremento calorico e completamento alimentare, implementando lentamente la quota di carboidrati, mantenendo sempre controllata l’assunzione lipidica, virando in modo progressivo verso un regime alimentare moderatamente ipocalorico, che può sempre essere comunque mantenuto anche moderatamente iperproteico.
Questo consentirà di proseguire nel calo ponderale ricordando che, cardine di ogni trattamento ipocalorico , è la modifica del proprio stile di vita, con incremento della attività fisica , prevalentemente di tipo aerobico, sino a giungere, almeno, alla quota di 150 minuti alla settimana.
Uno schema alimentare di questo tipo non deve essere confuso con le diete “iperproteiche “ ; in questo caso il contenuto medio di proteine è di circa 70gr die che corrispondono , per un individuo adulto di circa 1gr proteine /prokg ( valore che sarà incrementato in modo proporzionale all’aumento di peso , ma comunque tale da non superare al massimo i 90 gr die ); teniamo conto che attualmente la popolazione media consuma già mediamente 1,2 grammi di proteine per chilogrammo corporeo al giorno, già oltre quanto stabilito dalle istituzioni nazionali e internazionali. Nel caso di questo tipo di dieta il cardine è il basso apporto calorico e la minima quota di carboidrati solo sufficiente a innescare le reazioni prima spiegate . Nel tempo poi , ottenuti gli effetti , si scenderà gradualmente ad apporti proteici intorno ai 0,7/0,8 gr /proKg , valore di proteine per Kg di peso che la comunità scientifica ritiene corretto .
Uno schema di questo tipo, per i rapidi effetti, è indicato per quelle persone che hanno necessità a una forte motivazione per mantenere poi un adeguato regime alimentare e la motivazione può essere trovata nei rapidi effetti, soprattutto nelle fase iniziali .
E’ doveroso infatti ricordare che due individui che seguono , l’uno uno schema di questo tipo e l’altro uno schema ipocalorico bilanciato “tradizionale”, dopo circa 15 mesi avranno raggiunto entrambi un calo ponderale senza differenze significative l’uno rispetto all’altro ,ma l’avere seguito questo tipo di alimentazione ha dato sicuramente il vantaggio , in alcuni pazienti difficili , a una migliore adesione successiva nel tempo .
Niente a che vedere quindi con le diete “iperproteiche “ dove si può arrivare anche a superare i 2,5 gr di proteine /kg del paziente, non scevre, queste ultime, da rischi considerevoli per la funzionalità epatica e renale . ( es la così detta dieta Dukan supera questo limite di assunzione proteica )
Il paziente che si rivolge ad una consulenza Specialistica, deve fruire di un sostegno volto ad adottare comportamenti alimentari e di vita salutari e stabili nel tempo basato su strategie di sostegno al cambiamento.
Si va affermando la necessità di un impegno al trattamento 'per la vita', sia da parte dei pazienti che dei professionisti sanitari".
L'ottica deve essere di lungo periodo, e questo approccio appare ancor più opportuno nel caso in cui i chili da perdere siano pochi.
Ecco i 10 consigli per un'alimentazione bilanciata:
1) Non saltare mai i pasti, a partire dalla colazione.
2) Inserire in ogni pasto una porzione di carboidrati (privilegiando quelli di tipo integrale e a scarso contenuto in grassi) e una buona porzione di verdura.
3) Negli spuntini (massimo 2/giorno) preferire la frutta.
4) Limitare la frequenza dei formaggi a 2-3 v/settimana.
5) Consumare il pesce almeno 2 volte/settimana.
6) Inserire almeno 2-3 v/settimana, in uno dei pasti principali, piatti unici quali:
a - zuppa di legumi e cereali accompagnati da un contorno di verdura
b - insalatona con uovo, prosciutto cotto magro o mozzarella o tonno accompagnata da una
porzione di pane
c - pasta o riso freddo condito con verdure (pomodorini, basilico, piselli, carote, olive,
capperi ecc).
7) Preferire i condimenti vegetali ai primi piatti (pomodoro, zucchine, melanzane, broccoletti, ecc.), limitare i sughi più ricchi.
8) Evitare la somma, nello stesso pasto, di alimenti con uguale funzione nutritiva (es. carne + formaggio, pane + pasta, patate + pane, ecc.).
9) Limitare il consumo di dolci preferibilmente a fine pasto o a colazione, piuttosto che fuori pasto.
10) Bere almeno 1½- 2 litri di liquidi al giorno (prevalentemente acqua o bevande non zuccherate).
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